Tra un gelato e una risata vorrei farmi serio e parlarti di un futuro fatto di incontri, apertura e ibridazione tra SEO di estrazioni diverse…
Questo è un post polemico, almeno avevo pensato di esordire così, ma al di là di catturare o meno l’attenzione, oggi vorrei parlarti di una visione avuta l’altro pomeriggio, mentre guardavo l’orto pensando che tra un po’ dobbiamo cavare le patate. Vorrei parlarti di due realtà che riguardano il nostro mondo SEO, una fatta di riflessione sul software Google e sul modo di interpretarne gli algoritmi per manipolare un posizionamento organico, l’altra fatta di riflessione sull’utente Google, sulle sue reali necessità, sulle sue esigenze e sull’esperienza di ricerca.
Da sociologo, penso subito ai due grandi paradigmi della ricerca sociale quello quantitativo secondo cui i fenomeni sociali sono misurabili e quello qualitativo per il quale la realtà sociale va osservata e compresa un pezzo alla volta. Nella SEO, che come sai è una disciplina di estrazione informatica, quindi legata al calcolo e alla ricerca della causalità diretta, sono entrate negli ultimi anni una serie di riflessioni provenienti dal mondo umanistico, basate sui contenuti, sulle logiche tassonomiche e sull’osservazione diretta del comportamento di Google in base ai segnali sociali.
La polemica nasce da qui. Due mondi si sono incontrati e trovandosi di fronte, hanno fatto esattamente quello che fanno le culture diverse quando entrano in contatto: guerra, di idee certo, ma guerra aperta e disistima reciproca tra informatici che ci dicono di essere poco più che copywriter senza cognizione di causa e SEOciologi, che invece imputano ai primi di non aver capito che Google è certamente un software complesso, ma che è programmato per ragionare come un utente medio. Anche nella comunità dei sociologi, lo scontro culturale va avanti e gli esponenti dei due paradigmi continuano a darsele di santa ragione. È la vita.
Ma chi è il miglior SEO?
La cosa più bella che ho imparato studiando le teorie della complessità sociale è che l’evoluzione non è lineare, ma segue sempre un percorso tortuoso, fatto di fraintendimenti e malintesi. Se assumiamo che il migliore in un campo sia un innovatore di quel campo, cioè una persona che di fatto ottiene risultati che cambiano il modo di pensare una disciplina, allora per me il miglior SEO è il sociologo che tenta di ragionare come un informatico, oppure l’informatico che tenta di ragionare come un sociologo… o ancora meglio, un sociologo e un informatico che lavorano insieme alla pari scambiandosi i ruoli.
I SEO migliori che ho conosciuto sono persone che si spaccano la testa ogni giorno ragionando sia sul codice che sui significati, tenendo sempre in mente il concetto di valore e l’esperienza utente.
Credi a me, non c’è vittoria nel perseguire l’evoluzione in senso lineare, bisogna piuttosto capire che per andare avanti, spesso dobbiamo prima andare indietro. L’involuzione è alla base dell’evoluzione. È un dato di fatto che puoi comprendere se leggi un qualunque libro di storia con gli occhiali per vedere bene da lontano.
Talento sprecato
Il talento è un’abilità superiore alla media espressa in un ambito specifico. Secondo me è compito di chi ha talento in un ambito, cercare il confronto con altri come lui, talentuosi, ma in campi diversi. Viviamo in un periodo storico in cui le carte si mescolano sul tavolo praticamente da sole e ogni giorno nuovi ibridi tecno-culturali fanno capolino mostrandoci brandelli di verità, buoni o cattivi che siano. Non chiuderti, non avere paura di sporcarti le mani interagendo con chi hai semplicemente timore di non riuscire a comprendere, perché quelle persone possono essere i tuoi migliori maestri.
Non sprecare l’occasione di essere un pezzo del mondo in cui vorresti vivere.
In conclusione…
Cosa ne pensi di questa mia riflessione? Chi è, secondo te, il miglior SEO? Quali caratteristiche deve avere?
1 commento
Mi trovo molto vicino a questo approccio SEOciologo! Spesso in fase di analisi uso un mix di costruzione del dato quantitativo con un particolare occhio di riguardo all’aspetto qualitativo. Un mix che fino ad ora si è sempre rivelato vincente non solo per la SEO, ma anche per un’ipotetica analisi competitiva