Ieri stavo controllando il mio profilo su Facebook e la cronologia degli aggiornamenti. La mia amica aveva appena postato una frase con un’immagine simpatica di Snoopy, senza pensarci ho cliccato “mi piace” e poi su “condividi” perché volevo farla vedere a tutti i miei amici. Poco dopo ho messo da parte Facebook ed ho aperto Youtube alla ricerca di quel nuovo singolo che ho sentito per radio. Play, lo riascolto e poi clicco su “condividi”. Su Facebook, ma anche su Twitter già che ci sono, due piccioni con una fava. Quasi quasi lo condivido anche su Tumblr.
Ecco, delle operazioni semplici, veloci, che a livello micro ci mostrano le grandi potenzialità della Content Curation per chi lavora sui Social.
Cos’è la Content Curation?
La Content Curation è l’attività di gestione, aggregazione e selezione di contenuti di valore già presenti in rete poiché prodotti da qualcun altro. Banalmente, a tutti capita di cliccare “condividi” su Facebook, “retweet” su Twitter, utilizzare l’applicazione “repost” su Instagram. Non ce ne rendiamo conto, ma in quel preciso momento stiamo attuando un’operazione di content curation.
Esistono veri e propri aggregatori di notizie che basano il loro business sulla “content curation” e che, senza creare nulla, vivono del contenuto già esistente sul web che è sovraffollato di notizie, foto, video, ricerche, ecc. Se ci pensiamo, persino Pinterest, nei suoi fondamentali, può essere considerata una piattaforma di content curation (posso creare diverse “board”, suddivise per categoria in cui raccogliere tutte le immagini che trovo in rete riferite ad un determinato tema).
Se ci guardiamo intorno incontriamo curatori di gallerie d’arte, bibliotecari, collezionisti, e così ci accorgiamo che la Content Curation è molto più vicina a noi di quello che pensiamo.
Allora chi è il Content Curator?
C’è una linea sottilissima che distingue il Web Editor, colui che crea il contenuto, dal Content Curator. Infatti il primo agisce in modo creativo sui dati a sua disposizione, li rielabora e alla fine crea qualcosa di nuovo (più o meno). Chi si occupa, invece, della content curation deve sapersi destreggiare con tools, strumenti e deve sapersi orientare in lungo e in largo nel web alla ricerca dei contenuti di valore da riutilizzare. Un piccolo esploratore insomma.
Le abilità sono la curiosità, l’intuito, l’organizzazione, la capacità di individuare argomenti precisi e di coglierne tutti i vari aspetti. Ma anche la sensibilità di mettersi nelle scarpe del lettore per ricercare i temi a lui più cari in quel momento.
Content is the King
Abbiamo già detto che il web è spesso sovraffollato di contenuti, buoni e meno buoni. E allora quali scegliere?
Fare content curation presuppone del gusto che serve per filtrare le notizie e orientarsi verso contenuti di qualità. Infatti servono immagini, video, notizie approfondite, accattivanti, su temi di interesse del tuo target e soprattutto utili alla nicchia a cui si rivolge (quando condividiamo qualcosa su Facebook lo facciamo perchè riteniamo che quel post possa interessare anche alle altre persone della nostra cerchia, giusto?).
Parliamo proprio di “cura” perché è l’elemento umano a fare la differenza dalla categorizzazione sistematica delle notizie. Dietro alla content curation c’è un’attività di selezione ragionata di grande valore.
Come si curano i Contenuti?
Per prima cosa è importante avere ben presente il target di riferimento (una profilazione sulla base degli insight e degli interessi è fondamentale). Poi le tre fasi della content curation sono:
- la ricerca di contenuto;
- la selezione di quello di qualità (ciò implica anche la lettura non superficiale delle notizie scovate e delle fonti);
- la sua condivisione;
Bisogna quindi organizzare il materiale selezionato, eventualmente arricchirlo con un commento che presenti il proprio punto di vista e poi identificare tempi e modi di condivisione dello stesso sulle piattaforme web (sui Social, sul Blog ecc.). Infatti bisogna collocarlo all’interno del nostro piano editoriale e mixarlo con il resto dei contenuti (articoli provenienti dal blog, di approfondimento, ecc.).
Gli strumenti della Content Curation e “Repost” su Instagram
Esistono degli strumenti online che supportano l’attività di selezione dei contenuti: Paper.li e Scoop.it per esempio, oppure Storify (che aggrega i dati social in merito ad un hashtag), Curation Suite, Percolate (dedicata alle aziende), anche la selezione di determinati hashtag su Twitter può risultare utile.
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Una novità degli ultimi mesi è la possibilità di fare content curation anche su Instagram, ripostando sul proprio profilo istantanee e filmati di altri utenti. È sufficiente scaricare delle applicazioni come “Repost” e “PhotoRepost” dal Play Store (disponibili per Android e iOS) per condividere il materiale con un solo clic.
Prima era necessario fare lo screenshot dell’immagine, ritagliarla, postarla, citare nel commento la fonte, ecc. Oggi l’operazione non solo è istantanea, ma permette di conservare la qualità dell’immagine iniziale e di rispettarne il diritto d’autore. Basterà scaricare l’applicazione, loggarsi con l’account Instagram, scegliere la foto di un utente da pubblicare sul nostro profilo e cliccare sul pulsante “repost”.
In conclusione perché fare Content Curation?
Il valore di questa operazione è che condividendo dei contenuti di altri, ma che comunque sono in linea con la nostra persona, il nostro stile e i nostri valori, (e quelli del nostro brand) arricchiamo di nuovo contenuto i nostri account senza doverlo necessariamente creare ex-novo.
Questo ci permette non solo di risparmiare tempo, ma anche di utilizzare in modo efficace il flusso di informazioni già presenti sul web senza cadere in ripetizioni o ricerche poco accurate.
Inoltre la presenza online ed in particolare sui social viene premiata se il contenuto di qualità viene proposto con frequenza. Quindi imparare a sfruttare la “content curation” può essere un vero asso nella manica per dare persistenza alla tua presenza sul web.
3 coomenti
Il post ci piace si! 🙂
A mio pigrissimo parere, il content curator deve essere un bravo stratega e deve andare ben troppe mosse avanti agli altri (quindi mi dice male…).
Perchè? Perchè deve essere bravo fin da subito a selezionare per bene la nicchia di utenti che gli interessa coinvolgere con un determinato numero di argomentazioni che trova interessanti, e poi passare alle ricerche meticolose vere e proprie.
Dico “determinato numero” perchè è più facile organizzare un certo traffico attorno ad una serie di spunti preparati ad-hoc piuttosto che magari ad una notizia spot.
Non che sia vietato (e dipende pure dalla notizia eh), ma visto che il fine ultimo diciamocelo è sempre quello di farsi conoscere, di avere traffico ed essere apprezzato come risorsa valida, la strategia deve necessariamente diventare un pochino più arzigogolata (si scriverà così?).
Detto questo, mi piace che se ne parli perchè in realtà quello che potrebbe sembrare un lavoro di solo copia e incolla in realtà non è così. Probabilmente sarà iniziato così e sicuramente in parte lo è, ma richiede tanto tempo da dedicarci, una capacità di analisi non proprio da ultimo della classe e quel tocco in più per rendere ogni “ri-post” qualcosa di sempre appetitoso.
Grazie Seo-Pigro per il tuo bel commento.
Sono assolutamente d’accordo con te. Di “Content Curation” si parla poco perchè troppo spesso questo argomento viene scambiato per qualcosa di scontato, facendo così passare per banale un’operazione che in realtà non lo è.
La capacità di organizzare le varie azioni, il gusto nella scelta del materiale da riproporre e l’attenzione per il target di riferimento sono solo alcune delle qualità, come hai giustamente sottolineato, che rendono il “curatore” dei contenuti una delle figure più strategiche in un piano di comunicazione efficace e vincente.
La content curation purtroppo è solo una delle tante prospettive lavorative che non vengono ben valorizzate oggi.
Le categorie professionali che (seppur con enormi sforzi) non sembrano produrre un valore tangibile e materiale, vengono sminuite e mal considerate nel nostro “bel” paese, e che per farsi un pochino di strada in certi sistemi troppo bisogna tirare la carretta.
Meno male che in tutto questo, ci sono ancora tante persone che ci credono e continuano a provare.
Un applauso alla condivisione e alle belle speranze! 😉