Occuparsi di SEO significa dover pensare a come combinare molti elementi differenti tra loro in modo da garantire un buon posizionamento nei risultati di ricerca alle pagine di proprio interesse.
Questo significa che bisogna scrivere dei testi accattivanti per i lettori e per i motori di ricerca, utilizzare le accortezze tecniche necessarie per ottimizzarli al meglio e renderli visibili sul web.
Soprattutto in termini di visibilità sono molti i passi che possono essere fatti. I social media hanno sicuramente fornito uno strumento facile e veloce da utilizzare: pagine e post possono essere condivisi e diffusi sui vari social e possono ottenere quindi un buon tasso di diffusione. Un altro metodo che spesso è stato utilizzato, sia per migliorare la visibilità di un singolo testo sia per fornire un aiuto a un determinato sito, è quello dello scambio di guest post.
Il guest post è, come indica il termine, un “post ospite”. Questo significa che un sito o, più spesso, un blog ospitano un testo scritto da un’altra realtà simile del web che viene esplicitamente citata come fonte. Nel testo in genere vengono inseriti uno o più link, che da un lato possono indirizzare verso chi ha scritto l’articolo e dall’altro sono un tipico esempio di “link in ingresso”, che hanno lo scopo di migliorare la credibilità e il valore del sito verso cui sono indirizzati.
Una volta intuite le potenzialità dei link in ingresso ottenuti tramite guest post, la pratica si è diffusa, anzi ha davvero dilagato. Moltissimi blogger sono stati contattati con offerte di scambio, moltissimi link sono stati offerti, barattati, addirittura venduti, anche senza grande attenzione. Spesso non si badava all’attinenza della fonte con le materie trattate nel blog ricevente o non si controllava che il contenuto offerto fosse univoco, mentre l’unica cosa che effettivamente risultava essere importante era la presenza di un link in ingresso verso una determinata pagina.
Google, però, come sempre vigila e non poteva restare a guardare questa manipolazione della popolarità e del valore di un sito attraverso una pratica tanto semplice quanto rischiosa. Se già c’erano state avvisaglie dell’intento di Google di porre un freno a certi modi, è stato addirittura Matt Cutts a prendere definitivamente una posizione in merito.
Matt Cutts, capo del team di web spam di Google, si era già espresso attraverso diversi dei suoi famosi video, ma evidentemente ha ritenuto opportuno intervenire di nuovo. Ha così scritto un post sul suo blog, dall’emblematico titolo “The decay and fallof guest blogging for SEO”. Ha fatto talmente tanto sensazione che sembrava dovessero scricchiolare le basi della SEO.
In realtà, Matt Cutts non ha detto nulla che non avesse già detto in passato, ma ha utilizzato un tono molto più deciso nel farlo. In buona sostanza, ciò che ha detto è che chi si affidasse ai guest post per portare avanti una strategia SEO sarebbe un folle. Del resto, era così già prima. Matt Cutts, però, ha anche tenuto a una particolare integrazione del suo articolo, nella quale ha specificato che i guest post non vengono utilizzati soltanto per la SEO, ma anche per ottenere dei risultati in termini di visibilità, per far conoscere il proprio brand, per dare voce a esperti di settore che facendo da ospiti diano lustro ad un sito.
Il guest post, insomma, non è affatto morto: gode di ottima salute e sicuramente continuerà ad essere utilizzato. Un consiglio? Utilizzarlo con criterio, selezionando le fonti, gli argomenti, i siti in cui si viene ospitati e dando credito alle persone che si conoscono e di cui l’affidabilità sia nota.