“Ma se io seguo le tue orme, ho possibilità di emergere?”
Tutti, io compreso, all’inizio della carriera da freelance, abbiamo dato per certo qualcosa. Chi, ha dato per banale la possibilità di moltiplicare i propri denari. Chi, ha dato per elementare la gestione di un blog. Chi, ha dato per costanti, organiche richieste di offerta.
Un freelance che risiede in Italia e rientra nel regime dei minimi, in particolar modo, non deve mai dare nulla per scontato nel proprio quotidiano.
Abbiamo chiare agevolazioni fiscali, questo è vero, ma altrettanti certi limiti imposti dal nostro stesso inquadramento. All’inizio, 30mila € di potenziale fatturazione possono sembrarci un’infinità, ma possono diventare una soglia nella quale soggiornare e, di conseguenza, dare vita alla fatale comfort zone.
Andiamo per gradi.
Un utente, qualche settimana fa, dopo aver letto questo mio articolo, mi ha domandato in privato se, seguendo pari pari i miei passi, avesse potuto raggiungere lo stesso traguardo nella medesima linea temporale.
Partendo dal presupposto che nessuno ha la sfera magica per poter dare una risposta precisa a questo quesito, mi sono sentito di dargli un consiglio spassionato, proprio come fecero altri con me, solamente tre anni fa.
Ho suggerito Lui di prendere spunto dal mio percorso, in particolare sull’approccio a questo lavoro:
- determinazione di obiettivi
- tenacia e costanza nel raggiungerli perché ci vorrà tempo nell’ottenere visibilità e nuovi contatti
- aprire un blog
- vivere e sfruttare esclusivamente le piattaforme social che gli potessero competere (evitando, quindi, ciò che potesse risultare superfluo al suo settore di nicchia)
- seguire il lavoro dei vari opinion leader del web
- trovare il proprio stile di comunicazione
Quest’ultimo, chiaramente, si cela all’interno di ognuno di noi e va a braccetto con la personalità con cui ci contraddistinguiamo nella vita reale. Già, perché la vita reale e la vita web, non sono due cose separate: dobbiamo mostrare ciò che siamo, e non creare una versione 2.0 di noi. Questo presupposto è solo un piccolo tassello nella formazione del nostro brand, nonché della nostra immagine.
Tornando all’utente, gli ho consigliato anche di non copiare. Non copiare il modo di essere, di scrivere e di interpretare la comunicazione dei concorrenti. Idem per i contenuti del blog; copiando quelli di un collega, sarebbe fottuto: Google lo penalizzerebbe, perché riconoscerebbe come non originale quell’articolo (una volta segnalato dal vero autore), inoltre brucerà in pochi secondi il suo sogno, macchiandosi a vita di una stupidità che sul web nessuno perdona.
Quindi, ricapitolando, qualsiasi sistema di copiatura risulterebbe tempo sprecato e non gli darebbe accesso a nessun titolo di riconoscimento, tanto meno di valore.
Veniamo alla comfort zone, ora.
Tutti abbiamo un trend di crescita che, nel tempo, ci può garantire maggiori possibilità in termini di progetti, clienti, e fruttuose collaborazioni. E’ tutto nelle nostre mani. Sempre.
Non scordiamoci che questa crescita, in concomitanza, ci consente maggiori entrate, grazie all’incremento di fatturazione.
Ora mettiamo che, a metà del 2015, noi ci trovassimo a soli 5mila € dalla soglia dei 30mila imposti dal nostro regime dei minimi. Come ci comporteremmo?
Ho due risposte a bruciapelo: tirare i remi in barca (metodo conservativo), oppure, continuare il nostro progresso (metodo eroico, perché siamo pur sempre in Italia).
Tirare i remi in barca, indubbiamente, limiterà i “danni” in termini di tasse che ci troveremmo poi a pagare nei mesi successivi, ma ci obbligherebbe a rinunciare a potenzialissime occasioni. Tipo quei treni che passano davanti ai nostri occhi una volta nella vita!
Diversamente, continuare il nostro progresso, ci permetterebbe di esporci ed ampliare ulteriormente le possibilità professionali ed economiche.
Ecco, il metodo conservativo (tirare i remi in barca), è quello che sconsiglio vivamente, che amo definire comfort zone, nonché ciò che io ho dato per scontato non molto tempo fa. Innanzitutto preclude diverse possibilità, come già abbiamo detto, inoltre blocca la nostra crescita, facendoci comodamente accodare nella fila dei “sono uno dei tanti”.
Già, perché solo con un po’ di eroici coglioni (passatemi il termine) ci garantiamo un futuro e l’agognata visibilità che ci acconsente di accedere ai portoni, e non alle porte.
In conclusione, sì, prendiamo spunto da quelli che riconosciamo i migliori nel nostro settore, ma cerchiamo di camminare con le nostre gambe fin dall’inizio della nostra carriera, perché, non dimentichiamolo, il freelance non deve dare nulla per scontato: dall’immagine che da quotidianamente online e offline, passando per la fatturazione mensile, finendo con lo sviluppo del proprio brand.