Il mio pensiero di lettura:
Come professionisti del digitale abbiamo il compito di coltivare ogni giorno il cambiamento. Questa lettura mi ha dato l’opportunità di ragionare sulla comunicazione d’impresa e sulle diverse possibilità che questa ha di creare una connessione con il pubblico dei suoi possibili clienti.
Il brand journalism è un’occasione per costruire storie e contenuti informativi che rafforzano il valore di un’azienda attraverso un punto di vista inedito. Se da un lato siamo abituati ormai all’idea di avere un blog di supporto al marketing, dall’altro l’elaborazione strategica di un brand magazine muove ancora i primi passi in Italia. Ci sono, nel volume, bei casi studio da approfondire, e gli autori ci mostrano una vasta panoramica del settore. Oltre a studiare quello che già c’è, credo che il messaggio del libro sia principalmente quello di suonare una campana per segnare l’inizio di un nuovo giorno per la scrittura del web nel nostro Paese. Siamo di fronte a un’onda che crescerà nei prossimi anni e che sta a noi, oggi, saper cavalcare.
L’impresa si racconta e lo fa grazie alla figura professionale del giornalista, che unendo tecnica, analisi, creatività e muovendosi all’interno dei confini della sua deontologia professionale, sviluppa storie di marca, fa interviste, produce inchieste e reportage, contribuendo anche allo sviluppo dell’employee branding. Inutile dire che con una comunicazione di questo tipo, si rinvigorisce e si arricchisce il dialogo tra azienda e cliente, ci si prende cura anche del cliente che verrà, di fatto anticipandone i bisogni e formando al contesto del business.
Nel percorso che Cristina Maccarrone e Roberto Zarriello compongono passo passo, non manca di poter raccogliere tutto il necessario per una scatola degli attrezzi utili al mestiere. Strumenti e conoscenze trasversali che è utile portare sempre con sé durante lo sviluppo di diverse fasi di lavoro: dal brainstorming al budgeting, fino alla realizzazione dell’intero progetto di brand journalism per la propria azienda.
Al giorno d’oggi, dove a far da padrona nel web è una iperproduzione di testi (dei quali si ha la brutta abitudine di dire facciano bene alla SEO) penso che rinnovare l’intento di prendersi più cura dei contenuti, delle storie che raccontiamo, sia un aspetto chiave sul quale ci confronteremo a partire da domani. A prescindere dalle giuste distinzioni tra content marketing e brand journalism che troviamo ben spiegate nei primi capitoli del libro, prendere consapevolezza dell’impresa come media e di come il giornalista possa avere un ruolo centrale nel creare informazione per quest’ultima, è stato per me motivo di stimolo a guardare in avanti.
Grazie agli autori per la ricerca, per aver portato un trend già forte oltreoceano al contesto italiano dove c’è una circostanza favorevole per chi ha adito di investire nel bene più prezioso: le persone!
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