Tutti i social network hanno un grande potere ovvero quello di creare una vera e propria comunità con tutti i pregi e i difetti che anche una collettività “offline” può avere. Ma concentriamoci sul più noto tra tutti i social ovvero Facebook.
Rispetto ad altre tipologie di post, la condivisione di momenti felici e non della nostra vita garantisce più successo in termini di like e share.
Insomma un’inversione di rotta. Prima i fatti privati si raccontavano in piazza. Adesso ci sono i social network. Nello specifico Facebook.
Questa deduzione è frutto di un’attenta osservazione dei meccanismi social e di un esperimento condotto dalla sottoscritta. Qualcuno mi perdonerà per l’innocente scherzo! Il 6 aprile decido di cimentarmi in un post dove annunciavo un’imminente viaggio in Messico (ovviamente falso!). Il risultato è stato di 29 like e una decina di commenti.
Ma la cosa interessante è che la risonanza della notizia ha raggiunto anche il mondo offline. E da un semplice post si sono scatenate telefonate “ma mi è sembrato di leggere..così per caso eh, che andrai in Messico!” oppure mi è capitato di essere fermata per strada con le scuse più improbabili “allora che combini? quindi quest’estate andrai in Messico?”.
Non credevo ai miei occhi. Sono stata contattata anche da persone che non avevano cliccato il fatidico Mi Piace o addirittura che non utilizzavano Facebook.
Risultato dell’esperimento: tutti vedono ciò che scrivi anche se non cliccano mi piace e una notizia bomba come questa raggiunge molto velocemente l’offline del pettegolezzo. In ogni caso se posti una notizia del genere significa che vuoi che si parli di te. Il passo dall’online all’offline è breve!
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Ci viene sicuramente in aiuto per capire meglio questi meccanismi il sociologo e filosofo polacco Zigmunt Bauman che per lungo tempo ha studiato le dinamiche dei social network. Egli afferma che “Mark Zuckerberg ha creato Facebook basandosi su due fondamentali bisogni della società contemporanea: il desiderio di mostrarsi e mostrandosi di diventare qualcuno e la necessità di ritrovare una sensazione di appartenenza”.
Bauman sostiene che l’esternazione dei nostri stati d’animo e di situazioni private dipenda dal bisogno di riconoscimento da parte degli altri.
Tutto ciò non fa altro che renderci più fragili. “Connettersi con altre persone on line è molto semplice, non lo è invece nel mondo reale. In rete ‘l’altro’ è sempre presente, c’è sempre uno ‘spazio’ dove poter entrare in contatto con lui o con lei. L’effetto inaspettato è che si tratta di connessioni molto fragili, che è facile spezzare: non si hanno bisogno di scuse per interrompere una relazione, basta semplicemente ignorare”.
Morale della favola: dobbiamo essere noi a dominare il mezzo e non lasciare che avvenga il procedimento inverso.
E tu cosa ne pensi?
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