Di tutte le strategie per scalare le classifiche dei motori di ricerca, quella che ha fruttato maggiori successi al mio blog è stata la SEO On-Page. Sembra scontato continuare a parlarne, e oramai non esiste un blog che di web marketing in cui non venga accennata l’importanza di inserire le keyword all’interno del famigerato tag H1.
Tuttavia è sempre bene rinfrescare la memoria, e soprattutto aggiungere qualcosa di nuovo. Analizzando a fondo la complessità del posizionamento, si giunge alla conclusione che scegliere le migliori strategie per creare una perfetta SEO On-Page non è sufficiente per vedere il proprio sito posizionato nelle prime pagine di Google. I fattori che determinano il successo o il fallimento sono molti, tra cui la linkbuilding, la velocità di apertura del sito, l’interazione con i social, la pulizia del codice e molto altro ancora.
Tuttavia è sempre importante affrontare un argomento alla volta; e, quello che ho scelto, è senza dubbio il più importante. Partiamo dalla tipologia di articolo. L’algoritmo di Google ha un solo ed unico scopo: restituire i risultati più pertinenti per offrire agli utenti contenuti eccezionali.
Un tempo erano sufficienti pochi accorgimenti per posizionare un sito web in cima alle classifiche: bastava fare un po’ di spam e inserire le keyword all’interno di zone del sito invisibili agli utenti, ma leggibili dagli spider di Google. Tutto questo adesso non esiste più. Com’è noto, infatti, dall’avvento di Penguin, il moto è diventato “content is king”. I contenuti sono l’unica cosa che conta.
Ma è così davvero?
Facendo una qualsiasi ricerca su Google, si può notare che nelle prime dici posizioni sono quasi sempre presenti risultati molto pertinenti e di buon valore. Per questo si può affermare che l’algoritmo ha raggiunto in qualche modo il suo scopo. Tuttavia, scavando nei risultati posizionati in maniera peggiore, in terza o quarta pagina, spesso si trovano articoli molto più pertinenti e addirittura di un valore molto maggiore di quelli presenti in prima pagina.
Da tutto questo si deduce un primo concetto:
– per posizionare un proprio articolo bisogna necessariamente creare contenuti di valore, o comunque abbastanza appetibili per i motori di ricerca. Puliti, di facile lettura e di una grandezza abbastanza ampia (non più corto di 300 parole, anche se personalmente aumenterei il limite minimo a 500 parole). Ma questo non è sufficiente ad ottenere un buon posizionamento.
Dunque cosa fa davvero la differenza?
Semplice, tutti quei fattori che ho elencato poco fa. Primo tra tutti la SEO On-Page.
Come trovare le parole chiave giuste
Per trovare parole chiave senza spendere denaro in servizi a pagamento, può essere un ottimo punto di partenza l’utilizzo dello strumento di pianificazione delle parole chiave di Google.
Una volta creato un account, sarà sufficiente recarsi nella sezione “strumenti” > “strumento di pianificazione delle parole chiave”, e cliccare su “cerca nuove parole chiave utilizzando una frase, un sito web o una categoria”
A questo punto sarà sufficiente inserire la parola, o frase da ricercare, e filtrare i risultati per una concorrenza a propria scelta. Per i blog di nuova costruzione, privi di una linkbuilding stabile e con poche condivisioni, è essenziale filtrare i risultati per una bassa concorrenza. In questo modo sarà più semplice ottenere un buon posizionamento.
A questo punto lo strumento mostrerà una serie di possibili parole chiave, utilizzabili per la SEO On-Page.
Utilizzare Yoast SEO per migliorare il proprio posizionamento
I motivi per decidere di migliorare il proprio posizionamento sono molteplici. Un esempio lampante è la difficoltà di riuscire a vendere online prodotti fatti a mano. Ricevo moltissime richieste su come migliorare il proprio posizionamento per aumentare il numero di vendite. In questo caso, ripeto sempre che è essenziale moltiplicare il numero di contenuti da far scansionare ai motori di ricerca.
La soluzione perfetta, quindi, è proprio quella di creare un blog che parli di argomenti inerenti ai propri prodotti, in modo da trasformare lettori in clienti. Detto questo, passiamo al sodo. Se sei un blogger probabilmente utilizzi WordPress. Se usi WordPress non puoi andare avanti senza installare Yoast SEO, il miglior plugin wordpress in assoluto.
Probabilmente ne avrai già sentito parlare mille volte, ma ti posso assicurare che tra istallarlo e saperlo utilizzare a fondo ci passa un mare di mezzo. Come primo passo bisogna configurare il plugin nel migliore dei modi. Sarebbe bello poter creare una guida per fare tutto questo, che sia migliore di quella di Roberto Iacono
Leggila e imparala a memoria, si tratta del vangelo di Yoast SEO. Finita la configurazione, che sicuramente vi ruberà qualche ora di lavoro, possiamo passare alla SEO On-Page. Yoast SEO, mette a disposizione quella che secondo me è la caratteristica più importante del plugin: un correttore di SEO onpage in tempo reale.
Sotto ad ogni articolo, infatti, sarà presente un piccolo form in cui sarà possibile inserire la keyword da analizzare. Cliccando su “analisi della pagina” è possibile invece analizzare tutte i fattori da implementare per rendere il testo super appetibile per i motori di ricerca.
Di seguito riporto l’elenco completo delle azioni che sono richieste per creare una perfetta SEO onpage:
– la keyword deve comporre almeno l’1% del testo. Per esperienza consiglio di rimanere tra l‘1,1% e l‘1,7%. Oltrepassando quella soglia, l’utente potrebbe essere infastidito dalla ripetizione.
– Aggiungere la keyword ai metadati.
– inserire la keyword nell’URL separato da un trattino (-)
– Inserire la keyword nel famoso tag h1 (titolo)
– Inserire la keyword nei tag h2, h3. Ovvero sottottioli del testo.
– Utilizzare almeno tre link in uscita di valore (ma non metterli all’inizio del testo, poiché l’utente potrebbe essere spinto ad abbandonare subito la pagina).
– Inserire la keyword nell’alt della immagini
– Il titolo della pagina deve rimanere tra 40 e 70 caratteri (tuttavia per esperienza personale, ho sempre posizionato meglio articoli con un titolo più lungo di 70 caratteri)
– Non creare testi con meno di 300 parole (meglio 500 come limite minimo)
– La parola chiave si deve trovare all’inizio del titolo (a mio avviso questo non è affatto essenziale).
Ecco uno screenshot dell’articolo di punta del mio blog. Esso si trova in quinta posizione per una query molto ricercata.
Ripeto: tutto questo è già stato detto più e più volte, ma a mio avviso rimane ancora un processo di fondamentale valore.