La capacità di attenzione del pubblico sui social è breve, ma siamo sicuri che in questo caso non sia un vantaggio?
Uno studio americano lo ha rivelato già diversi anni fa. E non parliamo del solito ‘studio americano’ per modo di dire.
Parliamo di uno studio vero, con un gruppo di volontari, realizzato da Fors Marsh per Facebook. Cosa hanno scoperto? Che abbiamo pochi millesimi di secondo per farci riconoscere da chi ci guarda e legge sui social media. Soltanto 25 millisecondi da cellulare!
L’attenzione, questa sconosciuta
Chiariamoci subito. Il web è pieno di articoli che ti vogliono insegnare cosa scrivere o cosa mostrare sui tuoi Feed per essere ‘magnetico’, ‘efficace’, ‘ipnotico’. Ti vogliono trasformare in un incantatore di serpenti che suona il piffero all’angolo di una strada esotica. O meglio stanno usando contro di te le stesse tecniche che pretendono di insegnarti. Funzionano? Per poco. Nello stesso momento in cui te ne parlano, stanno cercando di incantarti con la formula perfetta. Poi ci pensi qualche istante su e il trucco non funziona più.
Gli utenti spendono da 1,7 secondi su cellulare fino a 2,5 secondi su computer per visionare un contenuto sul loro News Feed di Facebook. Persino l’incantatore di serpenti non riuscirebbe a fermare il cobra in un tempo così breve. Se ne andrebbe all’ospedale con un calcagno morsicato!
Pensa ai video, per esempio. Cosa possiamo fare-e-dire in soli 1,7 secondi di ipnotico a un utente mobile che si trova in piedi, in metropolitana, mentre ascolta un podcast che ha scaricato prima di partire e gli arrivano messaggi dalla fidanzata per ordinare la cena di sushi?
L’attenzione è finita, e nasce dall’interesse
L’attenzione dell’utente non è infinita. Ognuno di noi ha a disposizione una quantità di attenzione da riservare al mondo che ci circonda. Quindi, per aiutarsi a risparmiare energie il cervello taglia il rumore di fondo. Tutto quello che sta al di fuori del nostro immediato interesse non è considerato.
Certo, non è sempre così. Le esigenze dell’utente cambiano a seconda del momento della giornata. La sera, sul divano, sarà più propenso a esplorare contenuti più complessi.
Oltre all’utente, dobbiamo conoscere il mezzo che stiamo usando e per questo le linee guida (e il buon senso) parlano chiaro, quando per esempio parliamo di video. Ecco cosa consiglia Facebook:
– rendi immediatamente riconoscibile il tuo brand grazie allo stile grafico, a un bumper o un logo in PiP che possano comparire immediatamente nel contenuto;
– ricordati che nel video deve essere chiaro quello che stati comunicando anche se non si sente l’audio;
– il messaggio deve essere breve e facile da leggere attraverso le immagini;
– se ci sono sottotitoli, meglio sceglierli ‘mobile first’, ovvero leggibili anche su schermi piccoli;
– il prodotto che stai vendendo (o di cui vuoi parlare) deve essere visibile nella maggior parte del tempo del video ad.
E aggiungiamo un’ultima regola noi:
– cerca di generare interesse, non profitto!