La vuoi sentire una storiella?
“Copy è un tipo pratico, ma preciso: quando dice una cosa deve essere quella. Poche parole e pochi giri di scuse; lui sa sempre quello che fa, e non ha paura di sbagliare.
Social invece è un tipo allegro, ha la chiacchera facile e spesso è proprio lui ad attaccare bottone. A volte la spara grossa, si trova a dover poi rimediare, ma questo non gli mette paura, anzi, è pane per i suoi denti.
Un giorno i due si incontrano quasi casualmente: Copy, curioso, fa un giro tra le pagine di Social; è nuovo in città, e si sente un po’ straniero in casa d’altri. Borbotta, aggrotta la fronte, forse pensa di essere superiore: lui ne ha vista passare di acqua sotto i ponti.
Social, invece lo affronta e lo punge nel vivo con poche parole, proprio quando meno se lo aspetta: ‘how you say is how you get there’, gli dice. Una delle sue frasi preferite.
E Copy capisce che forse entrambi sono due facce della stessa medaglia: la comunicazione di oggi.”
Una piccola storiella per entrare nel tema: un buon copy può essere applicato al social media content.
Sì, ho scritto “può”, ma in realtà avrei dovuto dire “deve”: che i copywriters più puri ne dicano, le ragioni per cui un buon copy deve essere applicato al social media sono tante, e valide.
Infatti i social media sono, ormai da tempo, una frontiera che le aziende e gli enti esplorano e oltrepassano sempre con meno timore, per far sentire la loro voce e raccogliere pubblico attorno ai loro prodotti o progetti, monitorare l’opinione in merito con il community management, interagire in maniera diretta (e, magari anche efficiente) con un buon customer care social.
Tutto qui? No, c’è molto di più. Scateniamo l’inferno, dunque.
Gli obiettivi di un buon copy sono gli stessi di un buon post
Anzi, un buon post può essere un ottimo esempio di quello che Copyblogger chiama compelling copywriting: utilizzare parole che portino le persone a un’azione concreta, misurare ogni parola per costruire un testo che sia persuasivo e che guidi il lettore verso un obiettivo; insomma quel “how you say it is how you get there”. Scrivere un buon post ha l’anima nel copywriting che pesa le parole e le cuce assieme per creare un testo su misura per il pubblico che ti segue. E mettendoci del sentimento: il social è sempre più un luogo dove arrivare al cuore dei lettori (e delle questioni).
… e la struttura di un buon copy è la stessa di un buon post!
Partendo dal titolo, dove racchiudere subito una frase ingaggiante che cattura l’attenzione del tuo lettore; anzi, che cattura proprio il tuo lettore. Seducilo con pochissime parole: il keep it simple vale soprattutto per i testi dei social network. Riprendi quindi proprio la struttura dei payoff pubblicitari: dalle tre alle cinque parole, magari giocose, e che portino a galla immediatamente l’anima del prodotto/azienda/evento che stai trattando.
Cura, cura e ancora cura.
Pensi che sui social network non ci sia spazio per la cura della forma dei contenuti testuali? Niente di più sbagliato, anche se ci saranno sempre quelle aziende che impongono norme editoriali in cui non è previsto il punto e virgola in un testo promozionale, o in un post su Google+, ad esempio.
C’è un motivo valido (non ditemi la velocità di comunicazione, perché una virgola non serve a rallentare, ma a dare senso alla frase) per cui non inserire in un post la punteggiatura, o una figura retorica che concilia, anzi, l’attenzione?
Chiaro, non ci sarà bisogno di essere degli stilnovisti, però utilizzare quegli accorgimenti che danno ritmicità e scorrevolezza alla frase hanno dei benefici a cui non si può proprio rinunciare. Ad esempio…
Qualche strategia testuale da utilizzare sui social
Dopo aver elencato un po’ di “materiale da copy”, come payoff e claim, vediamo qualche figura retorica che potrebbe adattarsi bene al web, e in particolare alla comunicazione at the speed of light dei social:
– l’iperbole: ovvero esasperare un concetto in maniera negativa o positiva, mettendo in risalto l’ironia. Sui social sarebbe bene evitare la tendenza al pessimismo, per cui via libera a immagini chiare e che facciano leva sulla positività: “la cioccolata della mucca lilla, per una bontà… grande come il mondo”.
– la sineddoche: sono due concetti simili posti in relazione crescente all’interno di una frase; prendiamo ad esempio “la sensazione che ti regalerà l’ammorbidente Morbidino? Come essere immersi in un bagno di seta!”, dove la relazione tra la morbidezza e la seta è chiara, ma viene resa attraverso un’immagine in cui viene voglia di immedesimarsi (e immergersi).
– la metafora, purché sia semplice: facile come bere un bicchier d’acqua, o “una soluzione a portata di… click!” (ma sono sicura che ti verranno in mente concetti molto più creativi!) rendono una call to action più diretta e… digeribile, stimolando la fantasia del lettore, che in genere sui social non ha poi così tanto tempo da perdere.
La metafora – fonte immagine Skizzi&Skazzi
– l’antonomasia: ovvero, un’immagine che evoca subito una qualità grazie a un personaggio o a un oggetto che la possiede, ad esempio “il freezer King Ice è il re dei ghiacci” (proprio comeStephen King è il re del thriller, o Elvis è il re del rock).
Ci sarebbero tantissime altre immagini e figure con cui sbizzarrirsi, per questo ti rimando al link di Redcopywriting, dove troverai le figure retoriche maggiormente utilizzate nel copywriting, nel caso fossi curioso di bandire la noia e i luoghi comuni dai social 😉
Ricorda, inoltre, che la scrittura ha bisogno di esercizio continuo, per cui anche un piccolo post sui social può essere una palestra e dare grande soddisfazioni, proprio perché è sotto gli occhi di tutti.
Aspetto i tuoi commenti e i tuoi suggerimenti!
3 coomenti
Sono d’accordo. Anzi, da non-copywriter penso che la definizione di copy “puro”, che scrive solo testi persuasivi e jingle (ho recentemente consultato il programma didattico di un Master in Copywriting dove sostanzialmente le materie erano queste), sia ormai superata.
Un tweet o un post su Facebook devono seguire le medesime regole dei testi pubblicitari vecchio stampo: italiano corretto, figure retoriche adeguate e non sovrabbondanti, linguaggio tagliato sul target. Con in più una pacifica tempestività nel gestire i commenti e il crisis management.
Ciao Marta, e grazie per il tuo commento!
Decisamente sì, spesso si va oltre il copy, inteso nel suo “succo”, cioè quello della creatività; l’italiano corretto e il rispetto delle sue regole sono una base imprescindibile… e poi ne va anche della propria reputazione! 😉