Le parole sono il mezzo attraverso cui le emozioni e i pensieri umani trovano espressione. Spesso, viaggiano veloci nella mente e non sempre riusciamo a coglierli nella loro profondità, presi come siamo dalla frenesia della nostra vita quotidiana.
Qualche volta, poi, il nostro cervello viaggia in autonomia e inserisce il programma di “risparmio energetico” che gli fa trovare da solo soluzioni pratiche e rapide, senza lasciarci il tempo di visualizzare il pensiero nella sua interezza. Oppure, mette le mani avanti, in un gesto di protezione e di difesa, e avvolge i pensieri in una nebbia che sembra Londra ai tempi della rivoluzione industriale per nascondere ogni fonte di possibile malessere.
In un mondo frenetico in cui il tempo sembra sfuggirci dalle mani, la scrittura si pone come un faro di consapevolezza e crescita personale. In questo contesto, l’obiettivo non è né la pubblicazione né l’editoria, ma la crescita personale attraverso la scrittura. Essa diventa il mezzo per intraprendere un vero e proprio viaggio, intimo e confidenziale, verso la comprensione di sé, dei propri sentimenti e delle emozioni complesse; un ponte verso l’esplorazione e la conoscenza del proprio io più profondo per acquisire consapevolezza ed equilibrio, con un risultato di maggior benessere psicologico.
La parola, dunque, con il suo potere trasformativo e curativo applicato alla scrittura terapeutica, traccia il cammino verso una versione migliore di noi stessi, riga dopo riga.
La scrittura autobiografica come specchio dell’anima
I pensieri sono per natura fuggevoli e si perdono facilmente.
A volte sono talmente rapidi da passare inosservati, altre sono onnipresenti ma nebulosi e non riusciamo a percepirli nella loro interezza.
La pratica della scrittura riflessiva ferma i pensieri e funge da specchio. Nell’azione di scrivere, il flusso di coscienza prende forma, si compone e, come in una sorta di gestazione, si rivela palesando, spesso, verità nascoste che dalla profondità del nostro essere vengono alla luce.
Questa tecnica di scrittura decelera il pensiero per materializzarlo sulla carta, consentendoci di osservarlo dall’esterno, con maggior distacco e obiettività. La riflessione che ne consegue conduce a una nuova re-interiorizzazione – questa volta secondo un’angolazione nuova – perché una volta materializzato e scritto il pensiero esiste; e lo si può indagare.
Il tempo lento della scrittura permette di tornare sulle parole, di rileggerle e limarle, dando loro un significato di volta in volta più preciso e meticoloso che porta a:
- Mettere a fuoco esperienze vissute e situazioni;
- Guardare momenti di vita da angolazioni diverse;
- Ascoltare i propri desideri e vedere quelli degli altri;
- Riflettere sui propri pensieri;
- Trovare conferme o mettersi in discussione.
Questo processo è molto ben rappresentato in un’operetta inusuale del 1987 dal titolo “Dopo aver…Viaggi di uno psicoanalista” il cui autore – Silvio Fanti, fondatore della micropsicoanalisi – ci fa viaggiare nel flusso continuo e inarrestabile dei suoi pensieri, in un cammino fatto di esperienze e riflessioni, ricordi e considerazioni che altro non sono che la rielaborazione del suo vissuto e dei processi mentali inconsci.
Attraverso la scrittura autobiografica, ci concediamo un dialogo intimo con noi stessi ed esploriamo ricordi e memorie, sogni, paure e tutto ciò che plasma la nostra identità facendo di noi, noi.
La scrittura terapeutica e le narrazioni che curano
Chi non ha tenuto un diario segreto da adolescente?
Il diario personale come strumento di crescita è utile anche in età adulta ed è utilizzato da molte persone che lo vivono come uno spazio temporale di tranquillità e riflessione in cui dare sfogo a paure, rabbia, gioia, ma non solo. La stesura di un diario permette di organizzare le idee, fare progetti e, perché no? Anche di sognare a occhi aperti.
Flannery O’Connor affermava:
“Scrivo perché non so che cosa penso finché non leggo che cosa dico.”
Scrivere un diario – e la scrittura terapeutica più in generale – è un tipo di scrittura che non si pone alcun fine stilistico e lascia libero il fluire dei pensieri.
Nel suo senso più ampio, la scrittura terapeutica è una tecnica di scrittura riflessiva, una specie di coccola che, intrecciando parole ed emozioni, innesca un meccanismo di autoconsapevolezza e di cura per l’anima.
Studi scientifici hanno dimostrato come scrivere di traumi e preoccupazioni personali possa avere effetti liberatori, riducendo lo stress e promuovendo la guarigione emotiva. Questo approccio non solo aiuta a elaborare esperienze difficili ma apre anche la via a una maggiore resilienza emotiva e accettazione di sé.
Spesso utilizzata come strumento di elaborazione e visualizzazione in ambito psico-analitico e oncologico, la scrittura terapeutica libera e informa.
Ci sono numerosi esempi che evidenziano come la narrazione di un trauma possa alleggerire chi lo ha vissuto, riducendo il peso emotivo sulla persona e consentendo un nuovo collocamento nella propria storia personale.
Il Concorso Nazionale Donna Sopra le Righe invita le donne colpite da tumore al seno a utilizzare la scrittura come strumento per superare il trauma della diagnosi e della malattia.
La scrittura assume un aspetto liberatorio e, in questo caso, diventa anche un potente megafono attraverso il quale esternare e far conoscere l’aspetto più intimo e umano di questa realtà.
Scrittura e meditazione per ritrovarsi e migliorarsi
La scrittura è più del semplice atto di mettere parole in sequenza sulla carta: è una chiave potente per l’autoesplorazione, il benessere psicologico e la crescita personale.
La scrittura riflessiva è una vera e propria forma di meditazione che crea connessione con il momento interno ed esterno e che si manifesta con le parole, la gestualità, la concentrazione e la profonda consapevolezza che ne deriva.
Attraverso la riflessione, la narrazione e la meditazione, la scrittura tesse le trame delle nostre vite in racconti che non solo ci curano ma ci trasformano. Una pratica capace di ridurre l’ansia, lo stress e arricchire la nostra vita emotiva, rendendoci più attenti e presenti nelle nostre quotidiane esperienze.
Basta prendere in mano la penna e dedicarsi del tempo.
Che lo si faccia da soli, in un laboratorio di scrittura come il Cardio Writing organizzato da Matteo Bortolotti, con esercizi guidati o un corso online, quando si sperimenta questo tipo di scrittura, si impara a osservare i propri pensieri e le proprie emozioni senza giudizio e, soprattutto, ad accoglierli con gentilezza.
Quel che è certo è che l’esplorazione di sé attraverso la scrittura offre un percorso unico verso la crescita personale fatto di riflessioni sul proprio vissuto con un risultato profondamente terapeutico.
Attraverso la pratica della scrittura riflessiva, possiamo raggiungere una profonda autoconsapevolezza e promuovere la nostra resilienza emotiva, facendo della scrittura non solo un atto di narrazione, ma una chiave per una vita più ricca e appagante.