Hai inviato la tua prima newsletter qualche giorno fa ed eccoti ora a consultare il sacro report della campagna inviata: hai ancora quel sorrisetto nervoso sulla faccia, di quando pensi di aver fatto il meglio, ma temi che i dati siano lì pronti a smentirti. Una serie di numeri, percentuali & co. che decreteranno il successo o l’insuccesso del tuo invio.
Ecco che ti cade l’occhio sul primo dei dati che ti viene fornito e inizi a sudare freddo: la percentuale di aperture è del 15%.
Ecco che s’insinua il dubbio: sarà tanto o sarà poco? Porsi questa domanda è importante, ma lo è di più interrogarsi sul perché la mail viene o non viene aperta; solo in questo modo possiamo capire come migliorare nel prossimo invio.
Open Rate (Tasso di apertura): una definizione
L’open rate o tasso di apertura è la percentuale di coloro che hanno aperto una mail rispetto al totale dei destinatari. La tendenza è quella di pensare che siccome ho inviato la mail a 2,000 destinatari allora 2,000 persone hanno anche aperto la mail. Nulla di più errato. Bisogna infatti tenere conto di coloro che per motivi tecnici non hanno ricevuto la mail (Bounce Rate o Tasso di Rimbalzo) e di coloro che, per motivazioni che cercheremo ora di capire, non l’hanno aperta.
Perché una newsletter non viene aperta?
I motivi sono vari. Se la mia newsletter è finita nello SPAM del destinatario, e quindi non è stata aperta, può dipendere sia da impostazioni restrittive del client di posta del ricevente, sia da problematiche riguardanti il contenuto della mail. Affronteremo la questione in un post futuro, al momento concentriamoci su coloro che, pur avendo ricevuto la mail, hanno deciso di non aprirla.
Per capire le ragioni di questa “esclusione” dobbiamo guardare agli elementi che chi riceve la mail ha a disposizione per decidere cosa farne: nome+mail del mittente e oggetto. Nulla di più può spingere ad aprire o non aprire una mail, almeno attualmente; è di qualche mese fa infatti la notizia che Gmail sta sperimentando una visualizzazione delle mail promozionali con immagine di anteprima (Gmail grid). Se andasse in porto, si modificherebbe senz’altro il comune modo di percepire le mail. Mentre attendiamo che BigG decida le sorti dell’email marketing, concentriamoci sul presente: mittente e oggetto dicevamo.
Come scrivere il mittente nelle newsletter
“Grazie dell’offerta, ma chi sei?”. Se vuoi evitare che chi riceve la tua newsletter dica così e non apra il tuo messaggio, non puoi usare questo spazio per gli slogan o i nomi di fantasia, devi assolutamente presentarsi. Ci sono tanti modi per farlo, ecco secondo me i mittenti più performanti:
- Il nome della tua attività. Se la newsletter che invii è di tipo aziendale, di un’attività commerciale o di un blog, è assolutamente necessario scriverne il nome come mittente della mail. In questo modo chi già ti conosce saprà individuarti in mezzo alle altre mail ricevute. Se ad esempio hai un’attività che si chiama 3emme S.r.l., il mittente dovrà essere proprio 3emme S.r.l.
- Il tuo settore. Tralasciando il caso di liste di destinatari acquistate online e presupponendo di stare iscrivendo a persone realmente iscritte alla tua newsletter, non puoi comunque credere di essere l’unico al quale è stata concessa questa grazia. Sarebbe davvero molto bello, ma nella realtà le persone si iscrivono a numerose newsletter e specialmente se la comunicazione da parte tua non è così frequente, può essere difficile ricordarsi di cosa vi occupate semplicemente dal vostro nome. Al nome dell’azienda puoi quindi aggiungere una parola chiave che identifichi la tua attività ad es: “3emme Srl- articoli per la casa”.
- L’azienda come persona. In alternativa può essere utile, soprattutto nel caso abbiate una redazione alle spalle che pubblica costantemente nuovi contenuti, accostare al nome dell’attività il nome di un dipendente o del titolare per rendere la newsletter e il suo contenuto ancora più personale ad es: “Marco, 3emme designer”. Se si sceglie questo tipo di mittente, è necessario adattare anche il contenuto della newsletter: se, infatti, cerchi di dare un volto all’azienda indicando il nome di chi ci lavora, chi ti legge si aspetterà di ritrovare questo volto nella newsletter, una persona insomma che gli rivolge la parola, lo informa e lo consiglia.
Questa era la prima puntata della serie “Come migliorare il tasso di apertura della tua newsletter”, nei prossimi post ti darò qualche consiglio su quale indirizzo mail preferire come mittente se stiamo scrivendo newsletter e come scrivere un oggetto efficace. Alla fine delle puntate saprai capire se quell’open rate del 15% era tanto o poco e, naturalmente, come migliorarlo, perché si sa, si può sempre migliorare! 😉