Infotainment è una brutta parola. O meglio, è una parola che ha assunto una connotazione negativa. È un neologismo di origine britannica, la fusione delle parole information and entertainment.
In sostanza, parliamo della spettacolarizzazione dell’informazione e della scelta di privilegiare le soft news (gossip, cronaca rosa) a discapito delle hard news. L’obiettivo è conquistare spettatori e lettori facendo leva sulla “pancia” più che sulla “testa”: emozioni quali paura, indignazione, rabbia, curiosità morbosa prendono il sopravvento sull’approfondimento ragionato e basato su dati oggettivi.
Non è un problema recente: già nel 2009 Carlo Freccero definì l’informazione contemporanea “un ibridazione nefasta fra informazione e gossip”. Il sensazionalismo trasforma ogni acquazzone in una sciagura, ogni episodio di cronaca nera in un’occasione per scavare nel torbido, ogni disavventura di un vip in un evento.
Se già la televisione, per sua natura, tende a semplificare, i social media hanno permesso la moltiplicazione di contenuti di scarso valore informativo, ma di grande impatto emotivo. Basti vedere quanti link a notizie infondate o imprecise troviamo nelle bacheche, con conseguenze anche pericolose (pensiamo alle vaccinazioni in calo). Chi abusa della tecnica del link baiting, poi, pur di attirare clic non si fa scrupolo di usare titoli iperbolici, che promettono rivelazioni sconvolgenti senza mai mantenere.
Infotainment al servizio del marketing
Quello che può essere un male per il giornalismo, può rappresentare una freccia all’arco del marketing. L’infotainment può aiutare un’impresa a veicolare informazioni in maniera coinvolgente e stimolante. Se è vero che ogni azienda dovrebbe diventare una media company, l’infotainment può diventare un ottimo modo per regalare contenuti utili ai propri clienti.
Possiamo fare infotainment aziendale attraverso vari strumenti:
- Video
- Infografiche
- Campagne Dem
- Storytelling
- Contenuti interattivi
- Brochure
Un bell’esempio ci arriva dal famoso e-commerce di abbigliamento e scarpe Zappos, che con il video How they work racconta la vita aziendale attraverso le parole dei dipendenti:
Un articolo su Copyblogger, invece, consiglia di usare l’infotainment nelle mail: i tre segreti alla base di una mail che vende sono la personalità, lo storytelling (le storie funzionano sempre!) e…il riferimento alla cultura pop. Un ottimo esempio? La newsletter della libraia di Ultima Books, Lucia: consigli, ricariche in regalo, ma soprattutto una voce confidenziale e riconoscibile che ti parla come un’amica.
Anche le infografiche, abusi a parte, sono ancora un ottimo strumento per presentare dati complessi in maniera visivamente piacevole agli utenti.
E guardate questo bell’esempio di contenuto interattivo ideato da Pennamontata a tema content marketing: un quiz che diverte e insegna, con il tocco inconfondibile di Valentina Falcinelli.
C’è da precisare che…
…fare infotainment nel marketing non significare dare informazioni sbagliate oppure omettere qualcosa di scomodo. È vero, comunicazione aziendale e comunicazione giornalistica hanno obiettivi diversi, ma in ogni caso alla base del marketing contemporaneo (2.0…3.0?) ci dev’essere il rispetto del cliente e la trasparenza: è una questione etica e di sopravvivenza dell’impresa.
È quindi importante fare infotainment con intelligenza e onestà.
In conclusione
A voi la parola: cosa ci dite a proposito di infotainment e marketing?