Come si fa il sito web ideale?
Nessuno lo sa veramente.
Personalmente, soprattutto quando si parla di siti web aziendali, sono un fiero e convinto teorico del “non esiste la ricetta del sito web perfetto“.
Di sicuro, non possiamo riadattare per il web la massima tolstojana per cui “tutti i siti di successo sono simili, ma ogni sito sbagliato è fatto male a modo suo”. Anzi: probabilmente è vero il contrario. Esistono molti modi per immaginare, progettare e realizzare un ottimo sito web: ogni azienda potrebbe trovare mille soluzioni valide e innovative per promuovere efficacemente online i propri prodotti o i propri servizi.
Per questo è importante misurare i risultati delle proprie attività: perché in questo modo sapremo se ogni scelta ci porta più vicini o più lontani dall’obiettivo di massimizzare le nostre conversioni.
Tutti i siti “casarecci”, invece, sono simili, dicevo. Nel senso che, se li analizziamo accuratamente, scopriremo che hanno dei tratti in comune abbastanza ricorrenti e ripetitivi. Sono gli errori (e gli orrori) del “cuggino”: figura ormai mitica sul web, che con la sua doppia/tripla “g” sintetizza e idealizza il classico parente o amico del piccolo imprenditore di turno che millanta conoscenze stratosferiche nel campo della comunicazione e del marketing senza saperne – in realtà – assolutamente nulla.
Divertiamoci, allora, a vedere quali sono gli errori del sito del “cuggino”.
Punto, punto e virgola e punto esclamativo!
Non molto tempo fa, ho trovato un negozio online caratterizzato da una importante mission aziendale: riuscire a conciliare gli evidenti opposti di completezza dell’offerta e cortesia della forza vendita.
Quasi impossibile, no?
Eppure proprio questo dicevano i signori in questione, spiegando come per loro fosse un vanto la ricerca di nuovi prodotti o servizi da proporre sul mercato, “non rinunciando a cortesia, qualità e affidabilità”.
È così difficile costruire una frase che abbia senso logico? A volte si direbbe di sì, almeno a giudicare da quanto troviamo ogni tanto pubblicato sul web.
Il problema è che il “cuggino” spesso tende a impressionare con gli effetti speciali: animazioni in Flash, colori brillanti, foto in evidenza.
Purtroppo queste modalità di comunicazione hanno le gambe corte: non riportano i prospect sul sito web aziendale e non creano un rapporto duraturo tra cliente a azienda. Ciò che invece fa tornare i clienti sul nostro sito, li fa navigare tra le pagine, li fa incuriosire e li stimola a contattarci sono i contenuti.
È lì, però, che l’improvvisazione mostra i suoi limiti: vediamo allora testi sciatti, descrizioni inconcludenti, ortografia improbabile, sintassi “creativa”, punteggiatura rivedibile.
Certo, gli errori scappano sempre: per questo è necessaria una continua revisione anche sul piano della forma linguistica per migliorare progressivamente quanto abbiamo scritto, correggere i refusi, chiarire i concetti più criptici anche sulla base dei feedback dei nostri clienti. Un lavoro, questo, che richiede un approccio professionale e non improvvisato.
Quanto è bella la mia brochure
La nostra azienda ha una brochure bellissima: l’abbiamo commissionata ad un’agenzia di comunicazione, l’abbiamo revisionata più volte, abbiamo pagato un fotografo per fare degli scatti che rendessero giustizia alla ricchezza della nostra sede e all’affidabilità dei nostri servizi. Adesso che siamo finalmente contenti di quanto abbiamo realizzato, dovremmo spendere altri soldi e ricominciare da capo per il sito web?
Ma certo che no! La soluzione è a portata di mano, interloquisce il “cuggino”: mettiamo online la nostra brochure!
Il problema è che le persone non hanno con le parole stampate lo stesso rapporto che hanno con il monitor di un PC o – peggio – di un cellulare. Un sito web deve essere dinamico e interattivo, deve essere coinvolgente e completare l’immagine dell’azienda che lo propone, altrimenti è inutile.
Ogni media utilizzato per comunicare l’immagine coordinata dell’azienda è come uno strumento in un’orchestra: deve suonare la sua melodia utilizzando le sue peculiarità. Chiedereste a un batterista di interpretare con il suo strumento un assolo pensato per il pianoforte?
Finalmente il mio sito è finito!
Non sentite un odore di stantìo? Certo: è il sito del “cuggino”!
I siti web invecchiano molto in fretta: se lo avete finito oggi, domani pensate già a come migliorarlo, a come modificarlo, a come renderne più dinamici i contenuti. Non è solamente una questione di cesellare i concetti e rendere più chiara la stesura di alcuni testi buttati giù troppo in fretta.
Un sito immobile invecchia rapidamente anche per Google, che lo penalizzerà rispetto ad un altro che si aggiorna continuamente. Inoltre, un sito web ha bisogno di essere rivisto continuamente anche per mantenere la pertinenza dei contenuti rispetto al mercato in evoluzione e al feedback degli utenti.
Un sito vitale è un sito che avrà visitatori: in caso contrario, sarà destinato all’oblio.
Bello il sito! E adesso che faccio?
Immaginate di essere da un cliente. Avete un nuovo prodotto che gli sarà utilissimo, e lo presentate nel migliore dei modi. Conquistate tutta la sua attenzione, lo tenete un’ora incollato allo schermo per seguire la vostra presentazione, siete praticamente a un passo dalla vendita.
Poi, commentata l’ultima slide, impacchettate tutto, vi congedate in fretta e furia e andate via, senza dargli la possibilità di interagire con voi e lasciandolo, come scriverebbe Andrea Camilleri, “come un quarto di pollo”.
Avete immaginato la scena?
Bene: questo è quanto accade quando ai vostri contenuti sul web non segue una chiara call to action che indirizzi l’utente verso un passaggio successivo: la richiesta di un preventivo, l’invito a consultare un’ulteriore pagina, un form di contatto, l’iscrizione alla newsletter – tanto per citarne alcuni.
Un sito web non è un’accozzaglia di pagine giustapposte. È un percorso con molti ingressi e una sola uscita corretta: quella che porta il coinvolgimento del cliente e l’interazione con la nostra azienda. Se mancano chiare indicazioni che guidino il nostro utente verso questo obiettivo, allora anche il sito più bello del mondo si rivelerà alla lunga del tutto inutile.
Fare, finire, dimenticare
Il problema è che spesso ci si dimentica di tutte queste cose perché… ci si dimentica di misurare i risultati.
Costruire un sito web aziendale è a tutti gli effetti un’azione di marketing, e come tale va misurata.
Il “cuggino”, ovviamente, non sa cosa farne di tutti quei numeri: spesso trascura anche di inserire i codici di Google Analytics sulle pagine, e se lo fa non li ritiene comunque importanti.
Al massimo, metterà lì un contatore delle visite, tanto per misurare qualcosa. Analisi dei flussi di navigazione, bounce rate, referral, sono cose che non lo riguardano.
Analizzare come gli utenti si muovono su un sito internet, da dove provengono, quante pagine visitano, in che percentuale raggiungono gli obiettivi che ci siamo prefissati è non solo utile: è necessario.
Un sito web senza monitoraggio è un arco senza frecce: non sappiamo cosa farcene, perché non siamo in grado di colpire il bersaglio.
Ora tocca a te!
Stai pensando al tuo sito aziendale? Se ti sei riconosciuto almeno in una di queste caratteristiche, è ora che tu riveda la tua strategia web. Magari rivolgendoti a un professionista serio, che sappia progettare e gestire quotidianamente il tuo sito e dargli quella forza commerciale in grado di far fare un salto di qualità alla tua azienda.
Il “cuggino”, stavolta, lasciamolo a casa…
2 coomenti
[riuscire a conciliare gli evidenti opposti di completezza dell’offerta e cortesia della forza vendita] Solo a pensare una frase come questa bisogna avere qualcosa al cervello di molto grande e probabilmente fatale!
Ciao Marino! In effetti è così. Sai bene quanto me, però, che il web è zeppo di frasi senza senso come questa – prova ne sia che, volendo cercare un esempio pratico per questo articolo, ci ho messo due minuti a trovare questa perla. Aggiungo che queste perle sono tipiche della comunicazione fai-da-te, per cui è altrettanto facile trovarle nelle vetrine dei negozi, nei volantini pubblicitari, nelle brochure. Quando il “cugggino” si muove, fa le cose in grande!