Hai mai ricevuto una newsletter promozionale in cui usavano un gender che non corrispondeva al tuo? Si tratta molto di più che di un refuso: si tratta proprio di poca attenzione a comunicare in modo inclusivo. Il copywriting inclusivo è ciò che permette di comunicare senza lasciare fuori proprio nessuno, ed i vantaggi di questo tipo di approccio non sono solo etici ma anche economici.
Insieme allo staff di Gruppo Res azienda che da anni offre una consulenza per la certificazione per la parità di genere ci spiegherà tutto quello che c’è da sapere sul copywriting inclusivo, compresi vantaggi economici e consigli per non fare passi falsi.
Cos’è il copywriting inclusivo?
Il copywriting inclusivo è l’arte di scrivere testi che non escludano proprio nessuno. Si tratta di un approccio che tiene conto della diversità delle persone, sia in termini di genere, età, etnia, disabilità, orientamento sessuale, che di altre caratteristiche. L’obiettivo è creare contenuti accessibili e rispettosi, in grado di parlare a un pubblico ampio e variegato.
Perché è importante?
Utilizzare un linguaggio inclusivo non è solo una questione di “politically correct”, ma anche di efficacia comunicativa. Un messaggio inclusivo può raggiungere un numero maggiore di persone e creare un legame più forte con il pubblico. Inoltre, dimostra sensibilità e attenzione verso le diversità, qualità sempre più apprezzate in un mondo globale e interconnesso.
Come iniziare a scrivere in modo inclusivo
1. Evita i pregiudizi inconsci
Il primo passo per un copywriting inclusivo è riconoscere ed evitare i pregiudizi inconsci. Questi possono emergere in modo involontario nel nostro linguaggio e nei nostri contenuti. Prendi l’abitudine di rileggere i tuoi testi con un occhio critico e chiediti se potrebbero risultare offensivi o escludenti per qualcuno.
2. Usa un linguaggio neutro
Un linguaggio neutro è fondamentale per non escludere nessuno. Ad esempio, invece di usare termini come “uomo d’affari” o “casalinga”, preferisci “professionista” o “persona che gestisce la casa”. Inoltre, cerca di evitare stereotipi di genere e utilizza pronomi neutri quando possibile.
3. Scegli immagini rappresentative
Anche le immagini giocano un ruolo cruciale nel copywriting inclusivo. Assicurati che le foto e le illustrazioni che utilizzi rappresentino una varietà di persone diverse per genere, etnia, età, e abilità fisiche. Questo non solo rende il contenuto più inclusivo, ma lo arricchisce visivamente.
4. Sii attento alla rappresentazione delle disabilità
Quando parli di disabilità, usa un linguaggio rispettoso e centrato sulla persona. Ad esempio, invece di dire “un disabile”, preferisci “una persona con disabilità”. Evita termini che possano essere percepiti come riduttivi o offensivi.
5. Educa e aggiorna te stesso
Il linguaggio e le norme sociali sono in continua evoluzione. È importante rimanere aggiornati sui termini più appropriati e sulle pratiche migliori per un copywriting inclusivo. Partecipa a corsi, leggi articoli, e segui discussioni sul tema per migliorare continuamente le tue competenze.
Esempi di copywriting inclusivo
Titoli e Sottotitoli
Un buon esempio di titoli inclusivi potrebbe essere: “Guida per Genitori e Figli” invece di “Guida per Padri e Figli”. Questo titolo è più accogliente per tutte le tipologie di famiglie.
Call to Action
Una call to action inclusiva potrebbe essere: “Scopri di più su come possiamo aiutarti” invece di “Scopri come possiamo aiutare tuo marito a trovare lavoro”. La prima versione è neutra e adatta a tutti.
Il copywriting inclusivo è una competenza essenziale per i copywriter di oggi. Non solo aiuta a creare contenuti più accessibili e rispettosi, ma può anche ampliare il pubblico e rafforzare il legame con i lettori soprattutto per quello che riguarda la percezione del brand. Implementando queste semplici strategie, puoi iniziare a scrivere in modo più inclusivo e a fare la differenza nel mondo della comunicazione.
Come evitare il “woke washing”
Adottare un approccio di copywriting inclusivo può portare molti vantaggi, ma è fondamentale farlo con sincerità e integrità. Altrimenti, si rischia di incappare nel cosiddetto “woke washing,” una pratica che può risultare molto controproducente.
Cos’è il woke washing?
Il termine woke washing deriva dall’inglese “to be woke” (essere consapevoli) e “washing” (lavarsi), e si riferisce all’uso superficiale e strategico di temi di giustizia sociale come strumento di marketing. In pratica, le aziende si appropriano di cause importanti come l’anti-razzismo, il femminismo, i diritti civili o l’ambientalismo per migliorare la propria immagine e aumentare le vendite, senza un reale impegno verso questi valori. Non a caso si sente spesso parlare anche di green washing o pink washing.
Perché il woke washing è pericoloso?
Oggi, grazie alla digitalizzazione e alla facilità di accesso alle informazioni, i consumatori sono sempre più consapevoli e critici. Le persone, specialmente i giovani della Generazione Z, possono rapidamente verificare se un’azienda è coerente con i valori che promuove nelle sue campagne pubblicitarie. Se un marchio predica la diversità ma non la pratica internamente, la sua reputazione può essere danneggiata irreparabilmente.
Secondo un’analisi di McKinsey & Co.:
– Il 70% degli intervistati cerca di acquistare prodotti da aziende che considera “etiche”.
– L’80% ricorda almeno uno scandalo che ha coinvolto un’azienda.
– Circa il 65% cerca di scoprire le origini dei prodotti che acquista.
– L’80% rifiuta di comprare da aziende coinvolte in scandali.
Esempi di woke washing
Un esempio celebre è H&M, che ha lanciato la collezione sostenibile “Conscious” celebrando l’uso di cotone biologico e plastica riciclata, senza fornire dettagli sull’iter di lavorazione. Inoltre, H&M è stata criticata per le molestie sessuali subite da alcune lavoratrici in India, in netto contrasto con i suoi messaggi femministi.
Anche Boohoo è stata accusata di “schiavitù moderna” dopo che è emerso che gli operai di una fabbrica a Leicester venivano pagati £3,50 all’ora, mentre l’azienda promuoveva messaggi femministi.
Per evitare di cadere nel woke washing, è essenziale che le campagne di marketing inclusivo siano supportate da un reale impegno verso i valori promossi. Questo significa:
– Praticare la coerenza: assicurarsi che le politiche interne dell’azienda riflettano i valori inclusivi pubblicizzati.
– Essere trasparenti: fornire dettagli chiari e verificabili sulle iniziative di sostenibilità e inclusività.
– Educare e aggiornarsi: formare il personale su temi di giustizia sociale e rimanere aggiornati sulle migliori pratiche di inclusività.
Comunicare in modo inclusivo richiede un impegno autentico e continuo. Anche se può essere difficile e si possono commettere errori, l’importante è provare con sincerità, minimizzando gli errori che potrebbero danneggiare il brand. Adottare una comunicazione inclusiva significa non solo raggiungere un pubblico più ampio, ma anche contribuire a creare un mondo più equo e giusto.