Quante pubblicità vediamo ogni giorno? Quali tra queste ci emozionano, coinvolgono e magari ci strappano una lacrima o un sorriso? Ad esempio, guardiamo per un momento questa pubblicità, divenuta famosa, della Coca-Cola:
https://youtu.be/yRqUTA6AegA
Non so se a voi fa lo stesso effetto ma io ogni volta che la guardo mi commuovo! E potrei citarvi e riportarvi i video di tante altre pubblicità, come quella della Wind:
Quest’ultima, in occasione della festa del papà 2015, è stata mandata in onda su alcuni canali televisivi: un manager della Wind si presentava al pubblico prima come colonna portante dell’azienda e poi come papà. Commistione tra lato professionale e privato. La combinazione di questi elementi trova spazio nella tv soprattutto da una decina d’anni a questa parte. Ed è ciò che è stato amplificato dai social network.
Copywriting: la scelta delle parole
Alla base di questo tipo di emozioni c’è il processo lavorativo denominato copywriting: la semplicità delle parole scelte per sprigionare l’essenza stessa del loro significato (nel senso sausurriano del termine) e arrivare, quindi, al cuore e alla mente degli utenti.
Si pensa, erroneamente, che per fare questo lavoro siano sufficienti una buona conoscenza della grammatica italiana e una discreta dimestichezza con la lingua italiana e la sua struttura. Questi sono sicuramente dei fattori importanti che dovrebbero coesistere alla base di tutti i lavori in ogni specifico settore. Tuttavia non sono sufficienti. Difatti, se ricordate, la volta scorsa vi ho spiegato che “scrivere per il web implica la conoscenza approfondita di tutte quelle tecniche di SEO Copywriting mutevoli nel tempo proprio perché le stesse tecnologie digitali mutano nel tempo e si evolvono”. Inoltre vi dicevo che: “bisogna anche saper trasmettere praticità, concretezza, precisione circa un dato argomento senza, con ciò, tralasciare l’aspetto emozionale ovvero riuscire ad arrivare al cuore degli utenti.” Avevo parlato quindi di copywriting persuasivo.
Copywriting: la formula perfetta (esiste?)
Come dico spesso non ci sono formule matematiche precise quando si tratta di digital marketing. Gli studi, le competenze e il continuo aggiornamento ti permettono di capire quali strategie puoi applicare in un determinato settore, quale investimento di tempo e risorse puoi destinare a un progetto ma le formule non esistono. Ci sono però degli accorgimenti che è bene seguire. Qui di seguito elenco (con libera traduzione) alcuni punti che fanno parte di una lista ben illustrata e spiegata da Written.com:
1. Utilizza i dati
I numeri e i dati statistici hanno un’efficacia che, a volte, le parole non riescono a raggiungere. Sostieni le tue tesi con dati, grafici e tabelle, con citazioni provenienti da studi scientifici. In questo modo darai valore alle tue parole e questo potrà essere riconosciuto dagli utenti che ti leggono.
2. Allinea la tua linguaggio
Studia il tuo target, conosci perfettamente le attitudini, le forma mentis e le predisposizioni delle persone con le quali il tuo Brand viene in contatto quindi assicurati che le parole scelte siano adeguate a questo tipo di pubblico.
3. Crea l’attesa
Non svelare nel titolo o nel paragrafo di apertura il tuo pensiero, ma crea l’attesa. La gente si appassiona maggiormente se la “storia” viene svelata piano piano, se c’è suspance, se il coinvolgimento è tale da restare incollati al pc e attendere la prossima puntata o il prossimo articolo.
Copywriting: consigli utili per una storia perfetta (o quasi)
Mi piace pensare che ognuno di questo paragrafi si possano leggere a parte poiché contengono, in germe, tutto ciò che un utente ha bisogno per districarsi nel fantastico mondo del coprywriting e del blogging. Lo so, forse la mia è una visione utopistica ma ci voglio provare.
A questo punto voglio spiegarvi come costruire una storia. La gente ama le storie, vuole conoscere, sapere, guardare, vedere e immaginare in modo, però, intuitivo e immediato. Un’immaginazione veloce, che non esige sforzi. Ci viene in aiuto l’arte dello storytelling (ve ne parlai molto tempo fa a proposito delle cover per le fan page). Come scrisse Belle Beth Cooper: “Story-telling is in fact the most powerful way to activate our brains. You can in fact, create the exact same emotions that you had when experiencing a situation in the other person if they are listening to your story. This Neural Coupling modal describes it best:
The same emotional areas of the brain are activated in the listener, that the speaker experienced as he tells a story of an event:
Copywriting: ora pensiamo al titolo
Solitamente il titolo è l’ultima cosa che scrivo, che si tratti di un libro, un racconto, un articolo, un breve saggio o qualsiasi altra forma di comunicazione scritta. Credo che ci sia un’idea che prima va pensata e interiorizzata e poi, solo allora, scritta e quindi, seguendo quanto diceva Catone, tengo fermo il concetto e lascio che le parole lo seguano. Altre volte credo invece che sia una forma di difesa, come se il titolo abbia la forza di sancire quanto ho scritto, di dargli un nome e quindi un’esistenza. Fino a quando il titolo non compare, tutto ciò che è stato scritto non esiste.
La scelta delle parole di un titolo sono quanto di più difficile ci possa essere, un po’ come la punteggiatura, lo stile di uno scritto (“Tutta la mattina ho lavorato su una poesia per togliervi una virgola, poi ho lavorato tutto il pomeriggio per rimettervela– Oscar Wilde ). Diffido da chi mi dice che il titolo lo ha immaginato, sognato o meglio ancora visionato.
Se spostiamo quanto detto ai social network la questione si fa più interessante e complicata al tempo stesso. Concordo con i consigli (possiamo vederli come spunti di riflessione? se volete potete scriverlo nei commenti) di Leo Widrich che ha realizzato una vera e propria guida al copywriting applicato a due social network “principali”: Twitter e Facebook (e per ultimo il blog).
La guida è piuttosto lunga ma ben articolata. Vi invito a leggerla e rileggerla, a prenderla in mano più volte, a evidenziare, in modo differente, i vari passaggi poiché possono essere applicati tanto al copywriting quanto alla content curation.
Sì, perché anche quando si lavora sulla content curation la scelta delle parole (ma non solo) è fondamentale.
Che cosa s’intende per content curation? È un argomento lungo e ve lo riservo per la prossima volta.
Intanto ditemi cosa ne pensate di questi consigli sul lavoro del copywriter.
2 coomenti
Complimenti Sara, articolo veramente illuminante e finalmente anche denso di rimandi e riferimenti.
Vorrei capire meglio il tuo percorso nella scelta del titolo: quanto pesa la “pressione” esercitata da Google (in termini SEO) in questa scelta, e come si concilia con la necessità di dare al titolo una dimensione emozionale?
Insomma, quali consigli daresti per conciliare, nel titolo, la scrittura “for the people” con quella “for the machine”?
La scrittura “for the people” e quella “for the machine” sono difficilmente conciliabili. Nel caso ci fosse quest’esigenza, consiglio di dare nel titolo assoluta priorità al SEO ed esporre verbosamente l’argomento che si vuole trattare con un linguaggio emozionale creando un sottotitolo.