La prima Social Street italiana è nata lo scorso settembre da un’idea di Federico Bastiani , 37enne giornalista freelance e consulente di marketing con la passione per il web. Un giorno, mentre passeggiava sotto i portici di via Fondazza a Bologna dove abita, racconta Federico che «mi sono accorto che non conoscevo nessuno dei miei vicini nonostante da qualche anno abitassi in questa strada. Ho deciso di aprire un gruppo su Facebook e di stampare una cinquantina di volantini per coinvolgere anche chi non fa uso della tecnologia». Oggi, il gruppo Residenti in Via Fondazza – Bologna conta 863 membri.
L’intuizione è tanto semplice quanto geniale se si considera che il bisogno di condivisione è uno dei principali atteggiamenti che qualche tempo fa animava i quartieri e i palazzi delle nostre città, cosa che però si è andata un po’ perdente. L’obiettivo è quello di creare “rete” tra vicini di casa per darsi una mano, per promuovere o organizzarsi al fine di raggiungere un obiettivo comune ma, soprattutto, per conoscersi e creare nuovi legami sociali. Oggi è possibile realizzare tutto questo a costo zero grazie all’utilizzo dei social network, nello specifico grazie a Facebook e ai gruppi. Conoscenze che nascono sul web ma che si trasformano in contatto reale al momento del bisogno.
I punti di forza che hanno reso possibile tutto questo sono da ricercare nella voglia di condividere il proprio tempo e rendere disponibile, a favore del vicino, la propria professionalità generando un comune senso di sicurezza che con il tempo porta a creare piccole comunità accomunate da un unico denominatore: la residenza.
La comunità delle social street italiane cresce giorno dopo giorno, da Milano a Roma, da Genova a Palermo, e attualmente nel nostro Paese sono circa 160. L’iniziativa si sta diffondendo anche all’estero, in Cile, in Nuova Zelanda, in Portogallo, in Croazia, in Brasile e in Finlandia. Sul sito socialstreet.it, tra le varie sezioni, ci sono anche le Linee Guida per creare una community socialstreet dedicata a chi non ha la minima idea su come iniziare mentre, sul Il Fatto Quotidiano, potete seguire le evoluzioni e le vicende di questa splendida iniziativa emiliana, oltre che sul blog di Federico Bastiani.
Quale potrebbe essere il futuro o l’evoluzione di queste piccole comunità? Qualche giorno fa è partita, sempre dalla social street di Via Fondazza, l’iniziativa “Social Green” . L’obiettivo è quello di adottare parchi, aiuole e giardini della propria zona e rivalutarli: «sono due i progetti che avvieremo» – spiega Luigi Nardacchione, uno dei coordinatori della Social Street di via Fondazza, «costruiremo la prima fioriera con cui abbellire il portico di via Fondazza, ne vogliamo costruire una al mese e dare un altro aspetto alla strada con il permesso del Comune; e poi vogliamo mettere un albero davanti alla chiesa di Santa Cristina in piazzetta Morandi».
Un giorno potranno esistere delle Social City? E voi cosa ne pensate? Nella vostra città esistono già delle Social Street?