Quando si pensa ai social media vengono in mente concetti differenti, a seconda di come e perché li si utilizza.
Chi vede i social come uno svago, ad esempio, li collega a qualche ora di chiacchiere con gli amici, di “mi piace” e condivisione di link più o meno divertenti, più o meno impegnati. Chi invece vede i social come un lavoro, pensa ai post programmati, alle statistiche, al numero di follower e fan delle pagine che vengono seguite.
In pochi però pensano ai social come a qualcosa di utile, di funzionale ad uno scopo che sia diverso rispetto a vendita, marketing, o brand reputation. Eppure, i social media hanno numerose caratteristiche che consentirebbero un utilizzo intelligente e concreto, se solo si fosse capaci di andare al di là degli stereotipi e delle solite abitudini e se solo si decidesse di spendere tempo e risorse per la formazione necessaria.
Poco si parla, ad esempio, di quanto potrebbero fare i social media per la pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione è fatta di burocrazia, di una comunicazione lenta e cavillosa, troppo spesso lontana dalle esigenze dei cittadini. Se si utilizzassero le moderne forme di comunicazione si potrebbero ottenere dei notevoli miglioramenti.
Supponiamo, ad esempio, che un comune debba fare una comunicazione importante per i suoi cittadini: attualmente si limita agli avvisi cartacei o, nella migliore delle ipotesi, agli aggiornamenti sul suo sito istituzionale. Cosa accadrebbe se, invece, le notizie venissero diffuse sui social? Le informazioni si divulgherebbero in modo più veloce e più capillare, sarebbero gli stessi cittadini a fare da veicolo, con i loro apprezzamenti e le loro condivisioni. Si diminuirebbe il rischio di fraintendimenti, di illazioni, di informazioni errate difficili da individuare e smentire. Soprattutto, le istituzioni apparirebbero più vicine, più raggiungibili, più presenti, instillando maggiore fiducia e potrebbero avvicinare con maggiore facilità i più giovani favorendone il senso civico e la collaborazione.
I social media, inoltre, potrebbero rappresentare un ottimo canale in caso di eventi drammatici di grande portata: il fatto che possano garantire una comunicazione immediata e grande visibilità è infatti ancora più importante in frangenti difficili da affrontare e da gestire. Attualmente, le istituzioni sono molto carenti da questo punto di vista, come hanno dimostrato anche i fatti più recenti.
Tutti sono a conoscenza, ad esempio, dei disastri che lo scorso novembre hanno colpito la Sardegna. Dove sono state le istituzioni e in che modo hanno comunicato? Si è palesata una ingiustificabile assenza. Le notizie e le immagini hanno iniziato a circolare grazie alla solerzia dei cittadini, che si spendevano sui social per far capire che cosa stava succedendo e per dare indicazioni utili a chi si poteva trovare in difficoltà. Sono state le persone comuni a creare un hashtag su Twitter, #allertameteoSAR, e sono stati sempre i cittadini ad alimentare pagine Facebook con informazioni, numeri di emergenza e punti di raccolta di beni di prima necessità, che sono poi stati indicati anche in una mappa interattiva a cui chiunque poteva collaborare. Quanto sarebbe stato più difficile se l’account Twitter @insopportabile, uno dei più famosi d’Italia e sardo, non avesse messo a disposizione la sua abilità e la sua capacità comunicativa dando origine all’hashtag e alla pagina collegata? Quanto sarebbero state più lente le attività dei volontari se Francesca Murtas non avesse pensato alla mappa interattiva, collaborando con l’associazione Sardinia Opendata?
Nella drammaticità degli eventi, sono stati tanti quelli che hanno sollevato il problema relativo alle mancanze di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, cosa che ha generato non poco malcontento e moltissima frustrazione.
Come ovviare? Le lezioni che sono state imparate non devono essere dimenticate: è necessario pensare ad una social media policy per le pubbliche amministrazioni, in modo che la comunicazione sui social da parte del settore pubblico possa essere funzionale, strutturata e, soprattutto, efficace. In America esiste la Federal Emergency Management Agency che si occupa della gestione ottimale delle emergenze e che per farlo si affida abitualmente ai social: perché non prendere esempio?
4 coomenti
Già è complicato esportare l’idea di open source nelle PA, figuriamoci cosa comporterebbe far loro usare i social network in maniera decente… grazie per l’articolo!
Ciao Salvatore,
in effetti in Italia siamo un po’ arretrati in materiale digitale (basti pensare che hanno continuato ad investire nei libri cartacei e non negli ebook).
Però in situazioni d’emergenza anche il semplice profilo di un addetto ai lavori può diventare veicolo di messaggi importanti.
Michele
Articolo molto interessante, che speriamo possa portare nuove riflessioni ad un dibattito attualissimo. I social network sono oramai parte integrante della nostra vita quotidiana; utilizzarli non è più una possibilità, ma un dovere per le nostre amministrazioni pubbliche. Gli enti pubblici devono dotarsi di ogni strumento possibile per rendere la loro azione – e comunicazione – rapida, trasparente e chiara a tutti: e comunicare anche attraverso i social è ovviamente un passaggio necessario.
Mi permetto di integrare la vostra analisi con altre considerazioni:
1. Quasi tutti i Comuni si sono dotati oramai di profili sui principali social network. Un passaggio fondamentale, spesso nato più dall’iniziativa di un singolo dipendente che non da una lucida visione amministrativa. Il passaggio successivo è quello di seguire i comuni più virtuosi (es. Desio e Capoliveri tra i “piccoli”, Bologna, Torino tra i grandi) in un’ottica collaborativa. Non c’è niente di male nel “copiare” le pratiche migliori!
2. La gestione delle emergenze (catastrofi, incidenti, etc.) è uno dei canali per cui la comunicazione istantanea dei social è fondamentale. Nei terremoti in Emilia e in Garfagnana si è visto come un’ottima comunicazione social sia un ottimo strumento per integrare l’azione della Protezione Civile. È nella comunicazione dell’attività quotidiana che si costruisce un rapporto di fiducia con il cittadino: segnalazioni di lavori in corso, di servizi erogati, di attività (festival, orari delle biblioteche, etc.); un caso simbolo è quello del Comune di Firenze, che ogni mattina segnala il menu delle mense scolastiche su Twitter di modo da “aiutare” i genitori nel preparare i pasti ai figli.
3. Il lavoro sui social non è una fatica in più per il dipendente comunale, anzi. Può essere una risorsa fondamentale per snellire processi altrimenti lunghi e macchinosi, e se il cittadino diventa parte attiva può aiutare quotidianamente l’amministrazione pubblica, semplificandole il lavoro e segnalando eventuali problemi. Per sviluppare questo rapporto, bisogna che gli enti pubblici siano irreprensibili sui social: una comunicazione chiara, puntuale, oggettiva.
Alessandro Bezzi
Attiva Firenze
Ciao Alessandro,
grazie innanzitutto per il tuo commento articolato e del tutto complementare all’articolo.
Concordo pienamente con tutto ciò che hai detto: le attività social dovrebbero essere parte fondamentale e integrante del mondo della pubblica amministrazione, che li dovrebbe utilizzare per attualizzare e velocizzare pratiche obsolete e per avere maggiore e più proficua vicinanza con il cittadino e con la sua quotidianità.
Così come i brand a causa del dilagare dei social hanno dovuto imparare a parlare in modo diretto con i loro consumatori, anche la pubblica amministrazione dovrebbe svecchiare la sua comunicazione.
Speriamo che l’innovazione riesca a entrare al più presto anche nei meandri oscuri e polverosi della burocrazia.
Cristina