Sempre più spesso la risposta alle domande che facciamo al motore di ricerca si trova nella pagina dei risultati e non è necessario accedere al sito web. Pensiamo agli ingredienti della ricetta preferita, al risultato della partita di calcio o all’età di una celebrità. Questo è reso possibile dal Knowledge Graph di Google, una grande enciclopedia virtuale da cui Google pesca le risposte alle domande degli utenti.
La conoscenza avanzata di Google deriva da un grande database con oltre 500 miliardi di informazioni su 5 miliardi di entità.
Come funziona il Knowledge Graph di Google?
Per dar vita al Knowledge Graph Google crea in automatico i knowledge panel con le informazioni più popolari e pertinenti. In alcuni casi ci sono elementi che si ripetono in modo sistematico come:
• titolo e breve riassunto dell’argomento
• immagine della persona, posto o cosa
• una descrizione lunga dell’argomento
• fatti salienti, come la data di nascita o l’indirizzo di un luogo
• link ai profili social e al sito web.
Oggi i grafi della conoscenza si sono evoluti e contengono informazioni ancora più complete e accattivanti alle domande di miliardi di utenti.
A cosa serve il grafo della conoscenza?
Il grafo della conoscenza ha cambiato il modo di usare Google e lato utente si può contare su risposte ricche, rapide e precise. Dal punto di vista delle aziende e dei webmaster la situazione è più complessa dato che sono aumentare le ricerche a zero click. Per approfondire il tema vi consiglio di leggere un approfondito studio di Rand Fishkin, che conferma come la metà delle ricerche organiche su Google non generano clic dato che la richiesta dell’utente trova risposta nella pagina dei risultati. Tuttavia, la SEO non è morta ed è solo cambiato il modo di farla.
Quali sono le differenze tra Italia e USA?
Negli USA il knowledge graph è più ampio di quello che ci mostra Google Italia e permette di migliorare la pertinenza delle ricerche di Google, ma anche dare risposta alle domande degli utenti. Per esempio, negli USA compaiono nel grafo le ricerche correlate e non mancano informazioni su fatti ed entità non presenti in Italia come i giocatori di NBA.
Quali query generano il grafo?
L’elenco delle identità usate da Google per generare un Knowledge Graph come risposta ci sono le informazioni su personalità influenti del presente e del passato, luoghi, aziende, città, ricette e libri, squadre sportive e tanto altro ancora.
La cosa più sorprendente è la capacità di Google di creare un sistema interconnesso e intelligente, eliminando incomprensioni e ambiguità nella ricerca e basandosi su dati precedenti e query già usate dalla totalità degli utenti.
Il grafo permette anche di costruire una rete di relazioni tra le identità e per questo Google usa dati strutturati e markup di Schema.org, che ogni specialista SEO deve saper usare e integrare nella sua strategia per favorire il ranking del sito. Il markup di Schema.org va compilato per l’Home Page con tutte le informazioni importanti e altrettanto importante è curare i social media, primo fra tutti Google My Business con il profilo dell’attività. Proprio Google My Business rappresenta la via preferenziale per le informazioni riportate nel grafo.
Cosa si può modificare e cosa non si può modificare nel Knowledge Graph
Ogni entità può rivendicare il suo box informativo e chiedere modifiche a Google con l’opzione Suggerisci una Modifica presente in SERP. In particolare si può intervenire su immagini in primo piano, profili social e dati informativi, anche se ogni richiesta è sottoposta a revisione per confermare l’esattezza della modifica ed escludere contenuti inappropriati.
Non si possono modificare, invece, il sottotitolo, lo snippet di Wikipedia e la sezione ricerche correlate e non si può cambiare l’immagine principale. Inoltre, Google chiarisce nelle linee guida che “non è possibile modificare l’ordine né nascondere i contenuti se questi sono corretti e di dominio pubblico”.
In ogni caso il Knowledge Graph di Google è giorno dopo giorno sempre più completo e accurato e la sua diffusione ha aumentato il numero di ricerche zero click, per cui chi fa SEO deve puntare sempre più su markup e dati strutturati per rendere visibili i siti e le informazioni delle aziende clienti.